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Bora Annamaria Mori, Nelida Milani, Frassinelli 2000.
Il racconto di come vive, e cosa pensa, prova, soffre, chi è stato sradicato dala propria terra… e di chi, pur restando, viene separato da coloro insieme ai quali è cresciuto e privato della lingua in cui ha imparato a parlare, leggere, comunicare.

Esilio Enzo Bettiza, Mondadori 1996
L'esilio è simile a una lebbra leggera, gassosa, che, con un logorio diluito nel tempo, sfigura e corrompe a poco a poco l'organo della memoria. Dai fondacci della memoria riesce a malapena a riemergere, ogni tanto, qualche falena bruciacchiata: spezzoni di fisionomie, di voci, di paesaggi, una volta completi e intensi come la vita che li aveva creati e nutriti prima di abbandonarli.

IerimodelFilzi AA.VV. Edizioni Biblioteca dell’Immagine 2010
Cronache dei giovani profughi dall’esodo ai giorni nostri: le attività dell’Opera e le figure significative, i collegi per minori in Italia, Gorizia nel dopoguerra, il Convitto Fabio Filzi a Gorizia, quelli che ci sono stati, l’eredità e il lascito morale. Con 170 immagini in bianco e nero.

Il dolore e l'esilio Guido Crainz, Donzelli Editore 2005
In questo che si autodefinisce un piccolo libro, Crainz, docente di Storia Contemporanea, si accosta al dramma dello scontro tra nazionalismi citando le voci della letteratura, della storia e della memoria: per cogliere il dolore, le speranze e le paure delle diverse vittime - italiane, slovene, croate; per inserire le loro lacerazioni nel più ampio e tragico scenario del Novecento europeo.

Il Leone di Lissa - Viaggio in Dalmazia
Alessandro Marzo Magno, Il saggiatore, 2003.
Sulle tracce del viaggio compiuto dall’abate padovano Alberto Fortis nel 1774, il moderno viaggiatore veneziano ripercorre i luoghi in cui la Serenissima ha dominato con saggezza e ricorda agli odierni turisti che Vis non è altro che Lissa e che Marco Polo è nato a Curzola e non a Korcula. Per non dimenticare.

Istria dei Miracoli - Viaggi in una terra di mezzo
Stefano Tomassini, Il saggiatore 2005
Un racconto che nasce dalla volontà di conoscere e capire una storia ricca e complessa. L’autore visita i luoghi e incontra i protagonisti delle due paradossali condizioni di minoranza nate alla fine del secondo conflitto mondiale: gi italiani in Istria e gli istriani in Italia. Compie un percorso nella memoria, individuale e collettiva, fatta rivivere nella sua interezza attraverso i diari dei pellegrini medievali e dei giovin signori settecenteschi, i giornali del secondo Novecento, i resoconti dei commentatori contemporanei e, soprattutto, le parole di chi, oggi, vuole ricostruire un presente di speranza.

Italiani di Dalmazia, dal Risorgimento alla Grande Guerra
Luciano Monzali, Le Lettere, Firenze 2004
Ricercatore in Storia delle Relazioni Internazionali, l'autore ricostruisce i momenti più significativi della storia degli italiani di Dalmazia durante gli ultimi decenni della dominazione asburgica e analizza il sorgere e consolidarsi di un rapporto politico fra minoranza italiana dalmata e Italia liberale negli anni precedenti lo scoppio della prima guerra mondiale. Un'analisi storica minuziosa, che copre il periodo che va dal Risorgimento alla Grande Guerra.

Italiani di Dalmazia 1914-1924
Luciano Monzali, Le Lettere, Firenze 2007
In Dalmazia, la dissoluzione dell’Impero asburgico produsse un aggravamento delle lotte nazionali e politiche, delle quali gli italiani in Dalmazia furono protagonisti e vittime. Questo volume costituisce uno dei primi tentativi di ricostruire in modo documentato ed equilibrato le vicende politiche della minoranza italiana in Dalmazia dallo scoppio della prima guerra mondiale all’avvento del fascismo in Italia. Descrive in maniera inedita e originale alcuni momenti salienti del passato: la Grande Guerra, il trattato di Rapallo del 1920, la spedizione dannunziana, il fascismo,

Le radici del vento
Piero Tarticchio, III edizione, Midia Edizioni 2005
Con quest’opera prima, Tarticchio ha vinto il premio letterario Istria Nobilissima nel 1998. “Le radici del vento” disegna la storia di Mattio, un poeta dal cuore di fanciullo, vissuto nella seconda metà del secolo scorso. La vicenda ha come teatro un paese dell’lstria meridionale dove ogni pietra ha una sua storia da raccontare. La bora, il temibile vento di nord-est, è una caratteristica costante della narrazione e si insinua con prepotenza nella vicenda del personaggio, ingaggiando con lui una guerra personale. Con questo impegno, Tarticchio, diventato narratore per caso, descrive uno spaccato di fine Ottocento nel modo che gli è più congeniale: dipingendolo. L’autore infatti scrive come dipinge e dipinge come scrive. L’estremo rigore delle sue opere, il piacere quasi fisico della scelta delle tematiche, la bellezza e, se si vuole, la piacevolezza del suo lavoro sono le connotazioni di un temperamento votato all’arte. “Le radici del vento” non illustra solo la vita di un uomo, ma è anche un atto d’amore che documenta e fa rivivere, con vibranti pennellate di colore, la cultura di un popolo.

L’esodo Arrigo Petacco, Le Scie Mondadori 1999
L' esodo e il frutto di una lunga ricerca negli archivi, ma anche di attenta lettura della fitta memorialistica e pubblicistica che sono rimaste per anni circoscritte negli ambienti della diaspora giuliana. Questo capitolo della nostra storia, che si vorrebbe cancellare dalla memoria collettiva, riemerge con le sue luci e le sue ombre, con le odiose strumentalizzazioni, le colpevoli negligenze e le pesanti responsabilità, da un libro al quale Arrigo Petacco già lavorava prima che il fenomeno della pulizia etnicaŸ ritornasse d'attualità con la tragedia dei profughi del Kosovo. In questa ricostruzione lontana da ogni interpretazione ideologica, Arrigo Petacco racconta la storia di un lembo conteso della nostra patria, in cui la presenza di etnie diverse ha favorito, di volta in volta, odiose manifestazioni nazionalistiche, quasi sempre alimentate dall'ideologia vincente.

Nascinguerra Piero Tarticchio
III edizione, Baldini, Castoldi, Dalai editore 2004
Il titolo deriva dal nome di un vecchio pescatore istriano la cui vita avventurosa si intreccia con quella del protagonista, un corrispondente di guerra inglese, a cui l’uomo narra le sue esperienze. Ma un colpo al cuore le interromperà, lasciando nel sospeso di una misteriosa frase il desiderio di saperne di più. Il romanzo dipana due storie lontane nel tempo ma connesse da vincoli narrativi che trovano nell’identità di destino il suo fulcro unitario, perché quello che interessa all’autore è affrescare una tragedia biblica e una diaspora immane come quella ebrea. L’intelligenza dello scrittore è di lasciare che il dramma straziante dell’esodo negato rimanga nello sfondo, che si percepisca attraverso le peripezie e gli affanni di personaggi indimenticabili di un mondo perduto.

Profughi Gianni Oliva, Mondadori 2005
Studioso del Novecento, Oliva racconta la vicenda di 300.000 italiani costretti ad abbandonare le loro terre, la realtà drammatica dei campi profughi in Italia: una memoria negata per cinquant'anni.

Quei giorni di Pola Corrado Belci
Prefazione di Arrigo Levi, Libreria Editrice Goriziana 2007
Per l’autore, l’urgenza è il recupero della sua esperienza vissuta a Pola, la città “scomparsa” dai primi anni trenta sino al tumultuoso biennio postbellico. Il risultato è la narrazione passionale di una voce pacata, un crescendo che, dall’elegia dell’infanzia, trascorre all’epico dell’impegno politico, fino all’inevitabilità tragica dell’esodo istriano: la millenaria Pola non sarà salvata dall’iniquità della Storia.